Avvocato Matrimonialista

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Come utilizzare le chat di WhatsApp in modo lecito per dimostrare l’infedeltà coniugale?

È risaputo che tra le principali cause di rottura del matrimonio vi sia l’infedeltà coniugale. Nell’ultimo decennio poi, con l’avvento delle nuove tecnologie informatiche, è ancor più facile di un tempo cadere in tentazione.

Proprio alla luce di questo è stata la stessa Corte di Cassazione ad affermare che anche la sola infedeltà coniugale, senza tradimento fisico, può costituire una violazione del dovere coniugale di fedeltà e, di conseguenza, causa di addebito della separazione.

I comportamenti online devono essere però tali da ledere la dignità dell’altro coniuge, minando la fiducia reciproca, ed avere le seguenti caratteristiche:

– intensità e continuità (poichè gli scambi sporadici potrebbero non essere sufficienti);

– conversazioni compromettenti (ad esempio attraverso proposte di incontro o dichiarazioni amorose esplicite):

– ripercussioni concrete nella vita coniugale dopo tale scoperta.

Ma cosa significa nello specifico “addebito della separazione”?

Addebitare la separazione all’altro coniuge consiste essenzialmente nel dimostrare, in giudizio, che la causa della rottura del matrimonio sia attribuibile esclusivamente ai comportamenti contrari ai doveri matrimoniali posti in essere dal coniuge infedele.

Com’è noto, l’obbligo di fedeltà tra coniugi è un dovere sancito dall’art. 143 del codice civile, che impone di astenersi reciprocamente dall’avere relazioni sentimentali con altri soggetti. Nel caso in cui quest’obbligo venga infranto, può essere richiesto ed ottenuto dal coniuge tradito il c.d. addebito della separazione, ad una specifica condizione: dal tradimento scoperto deve essere derivata l’impossibilità di proseguire la convivenza e a dimostrarlo deve essere lo stesso coniuge tradito.

Ne consegue che se invece la rottura tra i coniugi sia nata per altri motivi, antecedenti al tradimento, nessun addebito potrà essere ottenuto per l’infedeltà subita, poichè questa sarebbe “soltanto” la conseguenza di una crisi già in atto.

A cosa va incontro il coniuge a cui venga addebitata la separazione?

Le conseguenze sono prettamente di tipo economico, e possono risultare più o meno dannose in base alla situazione in cui versa concretamente il coniuge traditore. Quest’ultimo, difatti, in questo caso perderà i diritti successori verso l’altro coniuge, il diritto all’eventuale assegno di mantenimento, potrà inoltre essere condannato al pagamento delle spese legali altrui, infine rischierà anche la condanna al risarcimento dei danni morali e/o materiali lamentati dal coniuge tradito.

Come poter utilizzare WhatsApp nel processo di famiglia, senza rischiare di violare la privacy, per dimostrare un tradimento subíto?

Le conversazioni di WhatsApp possono essere considerate prove valide di tradimento, purché siano utilizzate esclusivamente per far valere un diritto in Tribunale, come appunto l’addebito della separazione. In questi casi, la violazione della privacy non sussiste se la prova viene acquisita per far valere un proprio diritto.

I messaggi WhatsApp, così come altre forme di comunicazione digitale (sms, email, ecc.), possono quindi essere utilizzati come prova in un processo, sia civile che penale.

Nell’ambito del processo di separazione gli screenshot delle chat sono equiparati alle fotocopie, che hanno pieno valore di prova se non contestate dalla controparte. In caso di contestazione è necessario un disconoscimento della riproduzione fotografica che si fondi su elementi convincenti e non generici. Bisogna cioè insinuare nel Giudice un fondato sospetto che la riproduzione delle conversazioni sia alterata o riferita ad un contesto diverso da quello per cui è causa. Ed anche laddove vi sia tale contestazione, il Giudice potrà comunque, a sua discrezione, tener conto dello screenshot se avvalorato da altre evidenze di prova (come nel caso delle testimonianze).

Tuttavia, per chi voglia utilizzare WhatsApp come prova in un processo, è comunque necessario che segua alcune precauzioni.

Innanzitutto è fondamentale acquisire il cellulare altrui in modo non violento: strappare, ad esempio, il cellulare dalle mani del coniuge integra il reato di rapina.

In secondo luogo non bisogna mai accedere alle chat altrui con mezzi illegali, mediante ad esempio l’utilizzo di software spia, poiché si commetterebbe il reato di accesso abusivo a sistema informatico. È quindi necessario impossessarsi del telefono, computer, tablet del coniuge fedifrago in modo pacifico, come nel caso in cui il proprietario lo abbia lasciato incustodito.

In conclusione, fuori dai casi di accesso abusivo allo smartphone o acquisizione violenta dello stesso, fare lo screenshot della conversazione trovata casualmente sullo smartphone altrui non è reato: non integra cioè una violazione della legge sulla privacy e può costituire prova tanto nel processo civile di famiglia quanto in un processo penale (Cassazione n.7659 del 25 febbraio 2025).

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